Hugo Alvar Henrik Aalto viene ricordato come uno dei pionieri dell’estetica minimal di matrice funzionalista. Architetto, designer, urbanista e accademico finlandese è considerato uno dei cinque maestri, insieme a Le Corbusier, Walter Gropius, Ludwig Mies van der Rohe e Frank Lloyd Wright, del Movimento Moderno in Architettura.

Il suo genio e la sua creatività sono stati omaggiati attraverso importanti onorificenze quali la Prince Eugen Medal nel 1954, la Royal Gold Medal per l’architettura dal Royal Institute of British Architects nel 1957 e la Gold Medal dall’American Institute of Architects nel 1963. Nel 1960 ha ricevuto una laurea ad honorem dalla Norwegian University of Science and Technology (NTNU). 

Chi è Hugo Alvar Henrik Aalto: biografia e studi

Hugo Alvar Henrik AaltoAlvar Aalto, primo di tre fratelli, nacque nel 1898 a Kuortane. Nel 1903, all’età di cinque anni si trasferì con la sua famiglia a Jyväskylä, una piccola e magica città sita tra due laghi, nel cuore della Finlandia. Proprio questo borgo incantato è rimasto associato al suo nome, visto che lì ha lasciato gran parte della sua architettura innovativa.

Il suo talento esplose in quel luogo e, ben prima di aver terminato gli studi, progettò la casa in cui i genitori si trasferirono, anche grazie all’aiuto del padre geometra. Dopo aver conseguito la laurea in architettura al Politecnico di Helsinki nel 1921, aprì il proprio studio in quella città. Iniziò, dunque, a occuparsi di architettura e design sulla scia dell’Art Nouveau.

Nel 1925, Aalto incontrò e sposò l’architetto Aino Marsio, dando vita a un sodalizio sentimentale e lavorativo. Dai loro viaggi insieme tra l’Italia e l’Europa, Aalto conservò alcune tracce dell’estetica mediterranea, che riversò nel suo modo di intendere l’urbanistica.

La sua consacrazione avvenne a partire dalla mostra organizzata nel 1938 al Museum of Modern Art di New York in suo onore, e raggiunse l’apoteosi all’esposizione nel palazzo Strozzi di Firenze del 1965. Nel 1949, a seguito della morte della moglie, la sua arte subì una battuta d’arresto. Il silenzio terminò tre anni dopo, quando si risposò con Elissa Mäkiniemi, attiva come collaboratrice nel suo studio, dando origine a una nuova commistione tra amore e carriera.

Aalto morì l’11 maggio 1976 a Helsinki, dopo aver collezionato i successi che ci permettono di ricordarlo come uno dei massimi designer mai esistiti al mondo.

Alvar Aalto: dall’alloggio minimo allo stile scandinavo

Villa Mairea progettata da Hugo Alvar Henrik Aalto

Villa Mairea a Noormarkku, Finlandia

Le mani, i pensieri, la tecnica dell’Alvar Aalto artista iniziano a fluire a partire dalle sue riflessioni sull’ondata dell’industrializzazione finlandese. Nel primo periodo la sua architettura si plasma sul tema della casa prefabbricata e dell’alloggio minimo. Questo doveva essere privato di artifizi decorativi, nel segno della Bauhaus e un rigoroso funzionalismo, che toccò designer come Le Corbusier.  

Le sue opere trasudano lo spirito di un tempo che, dal classicismo nordico, abbracciano il modernismo razionale. Attraverso dettami teorici netti e spregiudicati, secondo Aalto, si evita di decadere in un’anacronistica venerazione del passato, riuscendo a compiere quel passo in più che porta a una personale invenzione stilistica. Si oppone fermamente, dunque, a tutte quelle architetture che, cedendo alle lusinghe dell’estetica, mal si adattavano alle esigenze pratiche della costruzione. 

A differenza degli altri esponenti Alvar non applicò rigidamente le istanze del Movimento Moderno, bensì preferì rielaborarle e renderle più inclusive, concentrandosi sul rapporto tra edilizia, uomo e natura. Ogni singolo progetto trasuda il Gesamtkunstwerk, ossia il desiderio di raggiungere l’opera d’arte totale. Il suo nome oggi è sinonimo dello Stile Scandinavo per eccellenza, espressione di un design autentico, pienamente integrato nella vita di chi lo sceglie.

Gli stilemi di un artista per un’oggettualità asservita all’uomo

Muuratsalo progettato da Alvar Aalto

Muuratsalo a Jyväskylä, Finlandia

Alvar Aalto non si limitava a progettare un edificio, ma lo completava nella sua interezza, provvedendo al design degli interni, dei mobili e dell’illuminazione. L’oggetto per lui altro non era altro che un prodotto infinito, che l’essere umano doveva completare attraverso le sue valenze individuali.

La sua strategia, quindi, era svincolarsi dal peso degli elementi che incombono sulla progettazione architettonica per abbracciare le esigenze umane e sociali di un essere umano, nel suo vivere da solo o in gruppo. Per farlo lasciava che il suo design nascesse d’istinto, come fosse un gesto primordiale e infantile, definendo un’architettura davvero “a misura d’uomo”

I suoi mobili, in cui spicca un costante e morboso utilizzo del legno, divengono simbolo del rifiuto del metallo, freddo e inadatto alla pelle o alle curvature di un corpo vivente. Piena espressione del concetto le sedute “Ibrida”: un unico foglio di compensato curvato, per la seduta e lo schienale, poggiato a sbalzo su un basamento in tubolare d’acciaio. L’uomo e i suoi bisogni sono al centro dell’arte, in una fusione tra ergonomia e confort ambientale.

Le cinque opere più importanti di Hugo Alvar Henrik Aalto

Le opere concepite da Alvar Aalto rappresentano il punto più estremo di armonia tra l’uomo e lo spazio. Le sue strutture, infatti, vengono considerate, al contempo, rottura ed esaltazione delle avanguardie del Movimento Moderno. Vediamo insieme le più celebri.

Vybor City Library – 1930

Inno al funzionalismo, la biblioteca municipale di Viipuri in Russia, venne ideata dall’architetto per un concorso nel 1927.

La composizione della struttura si snoda nella giustapposizione di due blocchi, quasi fossero edifici paralleli tra loro. La motivazione di questo impianto è ovviamente riferita alla funzionalità più estrema dove, il blocco principale ospita sala lettura, biblioteca dei ragazzi, banco di accoglienza e angolo dedicato alle riviste, mentre il blocco più piccolo comprende la parte amministrativa, tra archivio, uffici, e piccolo auditorium.

Le altezze variabili, su pianta in cemento armato inoltre, dovevano impedire irraggiamento diretto del sole, in modo da poter sfruttare ugualmente la trasparenza del vetro tradizionale, senza l’obbligo di schermature. I lucernari conici sono la massima espressione dell’idea di illuminazione pensata da Aalto: sempre diretta e orientata. Per le ore notturne, invece, il gioco continuava attraverso faretti retrattili.

A livello formale, l’intera facciata venne dipinta di bianco, rendendo gli alberi una sorta di sfondo verde e misterioso. L’unico elemento a vista sono le pietre azzurre che indicano gli ingressi incorniciabili. Particolarissimo il soffitto dell’auditorium: realizzato in listelli di legno rosso, che seguono un moto ondulatorio, al fine di garantire l’acustica ottimale per pubblico e oratore. 

Nel corso della guerra russo-finnica (1939-40) la biblioteca fu danneggiata, ma venne restaurata nel 1950. Grazie alla Fondazione Alvar Aalto, dal 1992 prese piede la messa a punto totale dell’opera che terminò nel 2006.

Sanatorio di Paimio – 1933

Sanatorio di Paimio progettato da Alvar Aalto

Sanatorio di Paimio a Turku, Finlandia

Tra i progetti più riusciti dell’architetto, il Sanatorio di Paimio a Turku, Finlandia, rispecchia perfettamente l’idea di strutturalità asservita all’uomo

Questo era destinato alla cura dei pazienti affetti da tubercolosi a cui, in assenza di farmaci specifici data l’epoca, veniva prescritto sole, aria fresca e tanto riposo. Insieme alla moglie vinsero la competizione per aggiudicarsi questa “missione speciale” e ne fecero un capolavoro di umanità. 

La volumetria si snoda in tre corpi di fabbrica assimilabili a “stecche” rettilinee dalle lunghezze e altezze differenti. Il primo corpo era previsto per duecentonovanta camere di degenza, sviluppate su un’altezza di sei piani.

Colpisce l’orientamento strategico verso est, a differenza della seconda stecca con le sale da pranzo e i soggiorni, e della terza destinata a sevizi quali le cucine.

Particolarmente studiati i balconi solari, ove i pazienti potevano essere trasportati, senza costringerli a lasciare il letto. Per il sanatorio venne progettata l’emblematica “sedia Paimio”, la cui curvatura era concepita per consentire ai pazienti di respirare agevolmente.

Muuratsalo – 1953

Di tipo privato, invece, la simbiosi tra studio e residenza estiva sperimentale che Aalto concepì insieme alla seconda moglie Elissa. Questa venne collocata nella splendida isola a sud di Jyväskylä, accanto a un lago. 

L’ispirazione è mediterranea, difatti si percepiscono chiaramente i richiami all’architettura romana antica, nell’uso smodato e sublime del mattone rosso. L’edificio a forma di L creava un cortile appartato che si affacciava sul lago. I prospetti verso il patio chiuso sono stati suddivisi in 50 diverse zone, per sperimentare vari tipi di cotto e di ceramica, in modulazioni varie con colorazioni specifiche.

All’interno, ritorna preponderante l’uso del legno per testare concetti come il riscaldamento solare passivo. Alla sala principale, venne abbinato un soppalco rialzato, che doveva funzionare come studio di pittura. Questo è supportato da grandi travi lignee e parallele che trattengono lo spazio in tensione. Oggi la casa estiva è gestita dalla fondazione del Museo Alvar Aalto a Jyväskylä e può essere visitata durante le visite guidate.

Baker House – 1948

Baker House progettata da Alvar Aalto

Baker House a Cambridge, Massachusetts

Un territorio al quale Aalto si sentiva molto legato erano gli Usa, per questo decise di lasciare lo zampino anche in territorio americano. Nel 1946 il MIT gli commissionò la realizzazione della Baker House, la casa dello studente per gli allievi iscritti all’ultimo anno accademico (il cosiddetto Seniors Dormitory). 

La collocazione pensata lungo il fiume Charles era aberrante per l’architetto e desiderava che gli studenti non venissero disturbati dal flusso automobilistico, che poteva turbare il loro studio. 

Da queste riflessioni nacque l’intuizione che portò alla realizzazione di due blocchi sfalsati disposti lungo un asse obliquo. I dormitori si sviluppano lungo un asset fluttuoso e sinusoidale, con una capienza di 353 posti letto, in stanze cuneiformi, triangolari o trapezoidali. Ogni stanza venne pensata per ottenere la vista sul fiume. 

La facciata irregolare spoglia l’organismo dall’aura istituzionale, differenziandosi del resto degli edifici universitari. Per massimizzare l’illuminazione Aalto ha spostò mensa e caffetteria dal fabbricato principale a una piccola ala appartata, dotandola di una griglia di lucernari cilindrici aperti sulla copertura. Molto interessante anche la soluzione delle scale che partono dall’atrio, e salgono lungo la facciata posteriore dell’edificio, ampliando e organizzando gli spazi comuni. 

Villa Mairea – 1939

Questa struttura è emblema della produzione artistica di Aalto perché va a segnare il punto di rottura con il formalismo meramente dottrinale. Data l’esclusività di tale edificio profondamente essenziale, troverete un focus dedicato nel prossimo articolo.