“Fare un’architettura è come fare una creatura: essere riempito, riempirsi, esplodere, esultare, restando freddi in mezzo circostanze complesse, diventare un cane contento”. Con queste significative parole, viene comunicata l’ideologia di uno degli architetti più importanti e noti nella storia dell’architettura contemporanea. Stiamo parlando di Le Corbusier.

Le Corbusier è senza alcun dubbio una tra le figure più rivoluzionarie del ‘900, uno tra i più creativi e influenti architetti degli ultimi tempi.  Opera in un quadro storico di grandi ragionamenti intorno all’uomo: se da un lato la prima guerra mondiale era appena finita, dall’altro lato non c’era stato il tempo materiale per poter ricreare equilibri solidi, dato che una seconda grande guerra era dietro l’angolo.

Chi è Le Corbusier: biografia, studi e riconoscimenti

Foto raffigurante Charles Édouard Jeanneret Gris, in arte Le Corbusier

Charles Édouard Jeanneret Gris, in arte Le Corbusier

Charles Édouard Jeanneret Gris, in arte Le Corbusier, nacque in Svizzera, precisamente presso La Chaux-de-Fonds, il 6 ottobre del 1887. Nella sua famiglia, ha sempre respirato ogni forma d’arte: sua madre era un’ottima musicista, che, per guadagnarsi da vivere, impartiva lezioni di pianoforte. Suo padre, invece, era un orologiaio, che nel tempo libero, amava dilettarsi in lunghe passeggiate, totalmente e completamente immerso nella natura.

All’età di quattordici anni, si iscrisse alla Scuola d’arte del suo paese. Da sempre in viaggio alla scoperta di nuove culture e tradizioni, ha acquisito nel corso degli anni un bagaglio culturale immensoNel 1920, iniziò la sua carriera come architetto: nella fase di apprendistato svolse i suoi studi prima a Berlino e poi a Parigi, dove venne a contatto con un’altra delle sue più grandi passioni: la pittura moderna.

Proprio a Parigi, incontrò il noto pittore Amédée Ozenfant, col quale strinse un sodalizio artistico e intellettuale. Fondarono insieme la rivista “Avant-garde. L’Esprite noveau”, nella quale parlavano delle nuove tendenze in arrivo nell’arte e nell’architettura europea.

Come nasce il pseudonimo “Le Corbusier”

Lo pseudonimo di Charles-Édouard Jeanneret-Gris, con cui oggi è universalmente noto, venne coniato sotto indicazione di Amédée Ozenfant, per la pubblicazione degli articoli della loro rivista. Entrambi decisero di firmare con pseudonimi i propri contenuti per due motivi molto validi:

  1. nascondere l’identità degli autori;
  2. evitare che si sapesse che le idee espresse avessero un’unica fonte.

Ma come nasce Le Corbusier? Dato che Ozenfant, per realizzare il proprio pseudonimo, aveva preso spunto dal cognome della madre, consigliò all’amico di fare lo stesso. Questo però non era possibile, poiché il cognome di sua madre coincideva fortuitamente con lo studio dove lui aveva compiuto gli studi (Perret).

Decise quindi di trarre spunto dal cognome del trisavolo materno “Le Corbesier”, il cui ritratto era posto nella casa dove aveva trascorso la propria infanzia (dipinto realizzato dal pittore Darjou, alla corte di Eugenia de Montijo).

La “e” venne mutata in “u” dando vita a “Le Corbusier”. In molti, però, abbreviavano il suo nome d’arte con “Le Corbu”, che in francese suona come “le courbeau”, il corvo. Charles si affezionò a questo soprannome, al punto da iniziare a firmare lettere e disegni con una piccola testa di corvo stilizzata.

Le Corbusier: i Cinque principi che ogni architetto deve seguire

Vista esterna dell'Unité d’Habitation di Marsiglia progettata da Le Corbusier

Unité d’Habitation, Marsiglia

Il suo stile architettonico rappresenta una vera e propria rivoluzione, nata dalla volontà di fondere l’architettura con i bisogni sociali dell’uomo. Tutto ruota intorno alle esigenze dell’essere umano: le abitazioni, così come i centri urbani, devono essere sue proiezioni, l’uomo deve essere al centro di ogni progetto.

Alloggiare? Vuol dire abitare, saper abitare. L’alloggio è lo specchio della coscienza di un popolo. Saper abitare è il grande problema e alla gente nessuno lo insegna”.

Nel 1923, venne pubblicata la raccolta di saggi “Verso un’architettura”, nella quale l’autore sostenne come l’impegno verso un rinnovamento architettonico fosse l’unico strumento in grado di ottenere una giustizia sociale, volta a sostituire la rivoluzione politica, troppo spesso legata a ideologie sbagliate o corrotte.

Nel trattato, vennero elaborati i cinque principi, che devono guidare la mano e la mente dell’architetto.

Pilotis

Grazie all’utilizzo dei pilastri, viene sollevata la base dell’edificio dal terreno e dall’umidità. Questa opzione comporta l’eliminazione del pianterreno, zona troppo spesso buia e umida, e riduce al minimo l’impatto ambientale. Infatti, col sollevamento della base, viene ricavato spazio da restituire al verde.

Toit Terrasse

Vista esterna del Palazzo dell’Assemblea di Chandigarh, progettato da Le Corbusier

Palazzo dell’Assemblea di Chandigarh

Tra le cause più influenti dell’alienazione dell’essere umano vi è senza dubbio il suo progressivo allontanamento dalla natura. Per evitare ciò, Le Corbusier restituisce la natura all’uomo, grazie all’uso del cemento armato: vengono installati giardini sulle lastre di copertura degli edifici, in modo tale da rendere vivibile il tetto.

La fenêtre en longueur

La cosiddetta finestra a nastro, una lunghissima vetrata orizzontale, che va ad attraversare tutte le superfici perimetrali. Non più una semplice apertura nel muro, ma una membrana leggera e trasparente, che permette alla luce di inondare l’intera abitazione.

Il Plan Libre

La costituzione di piante dei vari piani dell’edificio, indipendenti l’uno dall’altro. Tutto infatti viene costruito seguendo la disposizione degli ambienti, maggiormente adatta alla sua funzione. Viene cosi eliminata la schiavitù, dettata dalla costruzione di murature di progetti standard e per nulla personalizzati.

Façade libre

Così come per la pianta libera, tutte le superfici esterne vengono realizzate secondo le diverse esigenze, che cambiano da ambiente a ambiente. Vengono inserite pareti isolanti e infissi trasparenti, seguendo sia il gusto dell’architetto che le necessità dell’essere umano.

Da questi cinque principi, che devono appunto guidare ogni scelta dell’operato di ogni architetto, è possibile evidenziare altri due aspetti fondamentali, tra cui la redazione di uno schema modulare e l’adozione del principio della semplicità.

Creare uno schema modulare

Per ogni progetto, realizzato da Le Corbusier, si partiva da un modulo prestabilito, avente diverse informazioni, tra cui ad esempio l’altezza di ogni pilastro e la distanza che intercorreva tra uno e l’altro. Una volta redatto questo modulo, ogni elemento dell’edificio doveva essere un multiplo o un sottomultiplo del modulo stesso. Questa scelta permetteva:

  • di avere infinite varietà di combinazioni, attraverso le variazioni di piani, facciate, elementi etc;
  • conservare al tempo stesso un aspetto armonico tra ogni elemento.

Rappresentazione del Modulor di Le Corbusier

Il principio della semplicità

T

utto ciò che è razionale è semplice. Questo era il principio adottato nelle sue opere da Le Corbusier. La natura non andava oppressa o nascosta da inutili decorazioni, ma esaltata e valorizzata coi suoi vuoti e le sue trasparenze.

Il “modulor” di Le Corbusier: l’uomo al centro di ogni cosa

La ricerca di Le Corbusier di una proporzione standardizzata trovò il suo culmine nell’introduzione di un nuovo sistema proporzionale, chiamato appunto “Modulor”.

La finalità di tale sistema era quella di fornire “una gamma di misure armoniose per soddisfare la dimensione umana, applicabile universalmente all’architettura e alle cose meccaniche”.

Il Modulor rappresentava un uomo alto circa 183 cm, dal plesso solare pari a 1,13 metri e in grado di raggiungere i 2,26 m alzando le braccia. Tale sistema si configurava come uno strumento chiarificatore, essenziale nella fase progettuale, per verificare la validità di un edificio, seguendo sempre la convinzione che al centro dell’architettura, di ogni progetto, vi fosse l’uomo.

Le opere più importanti di Le Corbusier

Tra il 2016 e il 2017, le opere del noto architetto sono state aggiunte alla lista dei siti patrimonio dell’umanità dell’Unesco, poiché rappresentano la testimonianza dell’invenzione di un nuovo linguaggio architettonico, che ha segnato un’importante e decisiva rottura col passato. Di seguito, quattro delle opere più importanti di Le Corbusier.

Villa Savoye

Villa Savoye progettata da Le Corbusier

Villa Savoye, Poissy

Senza dubbio Villa Savoye è la costruzione più famosa a opera di Le Corbusier. Sita a Poissy, venne realizzata tra il 1929 e il 1931, quando l’architetto stava iniziando a imporsi sulla scena europea. La costruzione dell’edificio gli venne commissionata da Pierre Savoye, e tutt’oggi viene considerata la massima rappresentazione, il simbolo per eccellenza del cubismo architettonico.

Ciò che caratterizza la struttura è la presenza dei cinque principi, ideati dall’architetto. Notiamo i pilastri che innalzano la struttura dal suolo, vediamo le finestre a nastro e le facciate libere che donano luminosità all’intera abitazione.

Cappella di Notre-Dame du Haut

Al confine con la Svizzera, troviamo un’altra delle costruzioni più belle realizzate da Le Corbusier: la cappella di Notre-Dame du Haut. La chiara testimonianza di come i principi stabiliti dall’architetto potevano essere applicati, non solo alle costruzioni civili, ma anche all’architettura religiosa.

Tale cappella venne progettata nel 1950, e realizzata 5 anni dopo, quando fu benedetta. La consacrazione è però avvenuta soltanto nel 2005, dopo la morte dell’autore.

E’ impossibile non notare e apprezzare le particolarità della struttura, che catturano l’attenzione al primo sguardo. Il tetto, creato attraverso una gettata di calcestruzzo, è stato modellato al fine di produrre una vela rovesciata. Il peso della copertura non posa più sulle mura ma sui pilastri, che danno leggerezza all’intera struttura.

Cappella di Notre-Dame du Haut pogettata da Le Corbusier

Cappella di Notre-Dame du Haut

Unité d’Habitation

Tale struttura venne realizzata a Marsiglia, tra il 1947 e il 1952. Definita “un edificio per l’uomo moderno”, l’idea era quella di costruire una serie di abitazioni per il proletariato e per il ceto medio urbano. Per tutte le case, venne replicato infinite volte lo stesso modulo, per appartamenti progettati per due, tre, quattro e cinque persone. In questo modo, il palazzo diventò una sorta di città verticale, dove ogni azione poteva essere svolta all’interno dell’edificio: i genitori potevano fare la spesa mentre i bambini giocavano nel giardino sul tetto, il tutto senza mai uscire dalla struttura.

Palazzo dell’Assemblea

Nel 1951, il primo ministro indiano Jawaharlal Nehru chiese a Le Corbusier di disegnare un’intera città, da costruire al nord del paese: Chandigarh. All’architetto venne data la possibilità di poterla progettare a suo completo piacimento, posizionando come meglio credeva gli edifici governativi e le zone residenziali. Tra i palazzi più belli costruiti, troviamo il Palazzo dell’Assemblea. Risalta agli occhi la leggerezza della struttura, che viene assicurata dalla presenza dei pilastri, e la luminosità garantita dalla presenza delle ampie vetrate.