Continua il nostro viaggio alla riscoperta di tutte le personalità creative e artistiche che hanno caratterizzato la scena architettonica contemporanea. Oggi parleremo di Norman Foster, considerato tra i più influenti esponenti dell’architettura High-Tech. Alla continua ricerca di innovazione e tecnologia, al passo con i processi continui di industrializzazione, Foster ha lasciato un segno indelebile in tutti gli amanti del design e non solo. Un approccio geniale che vede in ogni progetto “la possibilità di conciliare gli aspetti artistici del costruire con i problemi di costo, di tempo e di controllo della qualità”. Ma… andiamo per gradi!
Norman Foster: biografia, riconoscimenti e opere
Nato a Manchester, nel 1935, dopo aver svolto il servizio militare nella Royal Air Force, Norman Foster decise di iscriversi alla scuola di Architettura e Pianificazione Urbana presso l’Università di Manchester. Conseguì il diploma nel 1961 per poi proseguire gli studi presso l’Università di Yale negli Stati Uniti, dove ottenne il dottorato grazie all’assegnazione della borsa di studio “Henry Fellowship”.
Gli anni americani hanno notevolmente influenzato la personalità di Foster, che a tal proposito ha dichiarato “Quando sono arrivato qui mi sono sentito a casa. C’era orgoglio nel lavorare e nel servire. Mi sentii liberato. Non è un’esagerazione dire che ho scoperto me stesso attraverso l’America”. Venne in contatto con menti geniali, creative, insegnanti straordinari quali Paul Rudolph, Serge Chermayeff e Vincent Scully.
Il suo esordio professionale è collegato a Richard Rogers, compagno di banco di Yale, insieme a cui fonda il gruppo Team 4. Oltre loro, a gestire il tutto Wendy e Geordie Cheesman. Sono quattro anni intensi (quelli che vanno dal 1963 al 1967) in cui vengono sviluppati progetti altamente creativi e geniali. Come non citare la Reliance Control Factory a Swindon, ispirata alla corrente high-tech (che approfondiremo a breve!).
Norman Foster e l’approccio High-Tech
La comparsa del termine High-Tech risale alla pubblicazione del Manifesto dell’Architettura Futurista nel 1914, dove viene esaltata la necessità di collegare i processi creativi di sviluppo architettonico ad ogni forma innovativa di tecnologia. High-Tech sta infatti per alta tecnologia e identifica uno stile sviluppatosi negli anni 70, in cui vi è un uso prevalente dei materiali industriali e di tutte le innovazioni per poter realizzare progetti esclusivi. La voglia di sorprendere, di rompere gli schemi tradizionali e lasciare gli spettatori a bocca aperta. Un approccio che Foster non ha mai perso vista, anzi.
“Ho sempre avuto il fascino delle visioni utopistiche, e l’idea di poter utilizzare il design e la tecnologia per creare una vita migliore”.
Ossessionato dalla ricerca dei materiali giusti, il vetro e l’acciaio diventano i suoi alleati preferiti che lo accompagnano in molteplici sfide. E nonostante l’utilizzo di tale elementi, le architetture non risultano pesanti ma leggere, con quella linea sottile di chi ha superato i confini dell’immaginario. Il noto critico architettonico britannico Martin Pawley non esitò a dichiarare: “Senza compromettere il proprio genio, Norman Foster ha scansato le trappole della politica, l’estetica cauta e poco coraggiosa e le pastoie della vecchia scuola del privilegio inglese per sgattaiolare agilmente in prima fila”.
Foster+Partners: lo studio architettonico internazionale
Architettura sostenibile, ingegneria, urbanistica e design industriale: tutto questo è lo Studio Foster creato dall’omonimo fondatore nel 1967. Da oltre 40 anni, il team domina la scena architettonica internazionale con progetti e lavori realizzati in tutto il mondo. Come si evince dal loro sito ufficiale, il loro approccio è altamente differenziante: “ La sostenibilità è al centro di tutto ciò che intraprendiamo. Controlliamo tutti i progetti rispetto agli standard globali, mentre sviluppiamo strategie su misura che guidano la nostra agenda ambientale. Costruire in modo sostenibile ci richiede di progettare in modo olistico e il nostro esclusivo approccio di progettazione integrata ci consente di sviluppare strategie innovative che si concentrano fermamente sul futuro dell’ambiente”.
Tutto ciò ha permesso a Norman Foster di ottenere il massimo riconoscimento nel mondo dell’architettura: il Premio Pritzker nel 1999.
Quattro opere di Norman Foster: tra innovazione e tecnologia
E’ impossibile scegliere quali siano le opere più importanti di Norman Foster. E’ davvero difficile quando di fronte a te a hai dei progetti altamente esclusivi e differenzianti, nei quali ritrovi un pezzo dell’anima dell’autore. Non si tratta di puro tecnicismo, non si tratta di un approccio meramente architettonico. E’ passione e amore per il proprio lavoro, è creatività e genialità, è la volontà di spingersi sempre oltre verso l’infinito.
La Reliance Controls Factory
Come abbiamo anticipato, è la prima opera più importante realizzata dal Team 4. Un approccio rivoluzionario, in cui per la prima volta in Inghilterra i manager e gli operai condividono gli stessi ingressi ed aree comuni. Una svolta democratica che ha lasciato il segno, imponendo nuovi standard all’architettura industriale. Protagonista indiscusso l’acciaio, che regala luce e luminosità, eleganza e leggerezza.
Apple Piazza Liberty
Una piazza e una fontana. Due elementi normali agli occhi di tutti ma che se coordinati nel giusto modo danno vita ad un connubio di emozioni e stile senza fine. L’Apple Piazza Liberty, situata appena fuori dal Corso Vittorio Emanuele, è una delle attrazioni maggiori più famose di Milano. E’ impossibile non rimanere estasiati dinanzi il movimento interattivo dell’acqua che regala un’esperienza multisensoriale. Nel flusso continuo degli elementi naturali che risiede la natura dinamica della città. Non importa quanti anni tu abbia, ma il primo impulso è quello di ritornare all’età infantile e perdersi in continuo rincorrersi tra le fontane. La luce accompagna i movimenti dell’acqua, il vetro crea “un effetto caleidoscopico, con l’acqua che cade dalle pareti e i suoi riflessi che viaggiano all’infinito il cielo”.
Hong Kong Bank
Tutto nasce dalla volontà ben precisa di creare l’edificio bancario migliore al mondo. Un brief semplice e chiaro, quello concepito per realizzare la sede centrale di Hong Kong e Shanghai Bank. Il problema più grande nella creazione e costruzione di tale edificio è senza senza alcun dubbio il tempo. Oltre un milione di piedi quadrati da realizzare in un breve lasso temporale che ha comportato l’utilizzo di un alto grado di prefabbricazione. Tre singoli torri, rispettivamente alte 29, 36 e 44 piani, che dominano in larghezza e profondità, oltre che in altezza, l’intera scena.
Palazzo del Reichstag
Un anno dopo la riunificazione avvenuta il 3 ottobre del 1990, Il Bundestag, parlamento federale tedesco, scelse il Reichstag come sede parlamentare della capitale della Germania Unita. Fu così restaurato completamente l’edificio precedentemente realizzato dall’architetto Paul Wallot e l’incarico venne dato Norman Foster. Nel prossimo articolo, approfondiremo tale opera, soffermandoci sulla valenza architettonica e sull’importanza storica che ha.