L’arte riveste da sempre un ruolo fondamentale nella cultura di ogni popolo. É l’espressione indelebile di valori, saperi, tradizioni, è una connessione tra identità e storia. Proprio per questo, ogni Paese decide di investire costantemente nel patrimonio artistico del proprio territorio, come è avvenuto appunto per l’ Azerbaijan, luogo in cui è situato uno dei maggiori capolavori degli ultimi anni. Parliamo del Centro culturale Heydar Aliyev.

Centro culturale Heydar Aliyev: come nasce e dove si trova

Vista dall'alto del Centro culturale Heydar Aliyev di Baku, Azerbaigian

Photo @Iwan Baan

Come abbiamo detto, questo monumentale edificio si inserisce nel contesto culturale dell’Azerbaijan, situato tra il Mar Caspio e il Caucaso. La capitale Baku è un centro storico, colmo di patrimonio artistico e architettonico. Basta pensare a tutti i siti archeologici, le moschee, gli edifici di stampo orientale che presenta ai suoi visitatori.

Il centro culturale nasce sotto commissione della Repubblica dell’Azerbaijan e prende il nome dell’omonimo presidente, amato dall’intera popolazione e venerato come il salvatore del paese, il primo ad aver introdotto una politica di progresso e innovazione. Il complesso è stato realizzato dal rivoluzionario architetto Zaha Hadid, in seguito alla vittoria del concorso tenutosi nel 2007. L’idea alla base del progetto era quella di creare un simbolo di identità nazionale, che ne valorizzasse la modernizzazione e lo sviluppo economico, verificatosi negli ultimi anni.

L’impronta rivoluzionaria del centro ad opera di Zaha Hadid

Senza alcun dubbio, il centro culturale Heydar Aliyev è uno tra i lavori più importanti, realizzati dall’architetto Zaha Hadid, la quale pone la firma su una grandiosa architettura pubblica. Con una superficie di oltre 57 mila metri quadrati, è una vera struttura multifunzionale, avente al suo interno un auditorium con oltre 1000 posti, enormi spazi per mostre e eventi artistici, laboratori didattici, museo e centro conferenze.

Analisi della topografia

Prima di realizzare qualsiasi costruzione architettonica e artistica, occorre effettuare un passaggio fondamentale. L’analisi della topografia, ossia studiare il contesto, l’ambiente nel quale l’edificio verrà posizionato. Attraverso tale analisi, si possono trarre interessanti fonti di ispirazione, per dar luogo a un qualcosa di armonioso e continuativo. Un passaggio che non è sfuggito al noto architetto, la quale è stata in grado di capovolgere la situazione di svantaggio a causa dello strapiombo presente, creando un terrazzamento che collegasse il parcheggio sotterraneo all’edificio e alla piazza.

In ottica urbanistica, quindi, Zaha Hadid ha dato vita ad un’impronta caratteristica dell’intera struttura, partendo da un’iniziale debolezza e trasformandola in un punto di forza: un edificio che sembra emergere direttamente dal terreno e che accoglie lo sguardo di chi la osserva.

 

La fluidità di forme senza limiti

Vista della vetrate del Centro culturale Heydar Aliyev

Photo @Iwan Baan

Ciò che colpisce dell’intera struttura è la sua forma fluida, gli ampi spazi interni e l’assenza totale di spigoli, una sorta di riferimento alla società liquida, ideata dal famoso sociologo Bauman. Tutto ciò crea un senso di apertura, la concreta volontà di chiudere con la rigida architettura sovietica. Si abbandona il classico, per superare i confini prestabiliti, per eliminare i limiti temporali e spaziali. Le forme in continuo mutamento si proiettano verso l’infinito in una continua fluidità e rigenerazione.

Gli ampi spazi, ospitati su ben otto piani, privi di ogni colonna, sono racchiusi grazie all’utilizzo di un involucro esterno curvilineo, dalle superfici irregolari. Tale involucro è costruito in calcestruzzo e poliestere con fibra in vetro. Grazie alla finitura satinata del rivestimento esterno, l’edificio cambia aspetto, in base alle condizioni atmosferiche, al passaggio dal giorno alla notte.

La copertura è stata una degli elementi più critici per l’intero progetto. Non parliamo in questo caso di facciata classica, proprio per la fluidità delle forme. Possiamo però considerare come lato principale quello avente l’enorme onda vetrata, che diventa però labile proprio per la sua dinamicità.

L’idea classica di facciata viene quindi sostituita con quella di pelle o di membrana, un elemento interattivo e comunicativo tra gli ambienti esterni e interni. Viene stravolta ogni percezione, una sorta di osmosi tra tutti gli spazi. Passando invece agli interni, ciò che colpisce

il visitatore è l’utilizzo perenne del bianco. Lo spettatore si ritrova immerso in una relazione empatica con singolo metro della struttura: segue le curve

dell’edificio che si allarga e restringe, che sale e scende in un flusso dinamico di muri che convergono.

 

Dulcis in fundo, l’auditorium

Vista interna dello splendido auditorium del Centro culturale Heydar Aliyev

Photo @Iwan Baan

Senza dubbio, l’auditorium è l’area più interessante del centro culturale, attualmente utilizzato per concerti, opere, balletti. Con una capienza di oltre 1200 posti, per esso è stata realizzata un’acustica spettacolare e strategica, come se le onde sonore provenienti dal palcoscenico si diffondessero e si propagassero nell’ambiente circostante, seguendo appunto la fluidità, che è la caratteristica principale su cui tutto viene costruito.

Il centro culturale, nell’ultimo periodo, è al centro di mostre ed eventi di notevole importanza, ospitando artisti internazionali, quali Anish Kapoor o Andy Warhol. Vincitore del premio “Design of the year”, tale edificio resterà senz’altro nella storia per la sua originalità, il design esclusivo e l’impatto empatico e armonioso col contesto che lo circonda.